Continuiamo il nostro viaggio sulle tracce della zampogna. Dopo aver dialogato con Erasmo Treglia e Marcello De Dominicis, oggi è la volta di Alessandro Mazziotti. Da anni impegnato nel campo musicale, musicista, compositore e ricercatore classe ’69 con un curriculum di assoluto livello.
La zampogna nell’immaginario collettivo rappresenta uno strumento della tradizione. Oggi, invece, è sempre costante e crescente il successo e l’attenzione di un pubblico che va alla ricerca e dialoga con questo strumento. Può essere considerato, la zampogna, uno strumento legato a doppia mandata alla modernità e alla contemporaneità?
La zampogna, e per zampogna intendo la zampogna tradizionale, è uno strumento come tutti gli altri che può essere utilizzato in qualsiasi genere musicale, personalmente utilizzo varie zampogne tradizionali in musica classica, antica, jazz, funk, rock, prog, pop, elettronica, reggae, dub, perfino punk.
Tra tradizione e innovazioni proviamo ad intraprendere un viaggio tra i territori, le tradizioni e le scuole legate alla zampogna?
In Italia ci sono 24 tipologie di zampogne tradizionali diverse con repertori vastissimi e molto complessi. Negli ultimi anni, da più parti si sente parlare di innovazione, di strumenti geneticamente modificati, di standardizzazione e bla bla bla. La motivazione di tutto ciò sarebbe che la zampogna tradizionale non sarebbe stabile nell’intonazione ed sarebbe uno strumento limitato. Tutto ciò ha generato due gruppi di strumenti abbastanza diversi tra loro:
1° gruppo – zampogne a chiave con tre canne modulabili con cui si possono suonare circa 18 accordi.
2° gruppo – strumenti con tre canne modulabili ma costruiti utilizzando materiali completamente sintetici.
Attualmente ci sono parecchi suonatori che utilizzano zampogne facenti parte del primo gruppo, ma dato che l’innovazione presuppone una conoscenza a fondo di ciò che si vuole innovare, il risultato è che la maggior parte dei suonatori che utilizzano tale strumento propone la solita progressione armonica inserita in un minestrone di note velocissime, confuse e spessissimo non intonate. Personalmente conosco uno, forse due suonatori che sanno sfruttare al massimo le possibilità armoniche e melodiche dello strumento a tre canne modulabili.
Poi ci sono i suonatori che utilizzano strumenti del secondo gruppo che non si possono definire zampogne bensì strumenti musicali che si ispirano alla zampogna in quanto sono talmente sintetici da generare una timbrica completamente diversa dalla timbrica delle zampogne italiane (il suono risulta molto “paperoso”).
Per quanto riguarda la standardizzazione specifico che esistendo 24 tipologie di zampogne diverse, la famiglia delle cosiddette zampogne a chiave risulta minoritaria e comunque ritengo il fattore standardizzazione oltrepassato dato che ormai il futuro e la valorizzazione culturale dello strumento passa proprio attraverso la “biodiversità” culturale e la salvaguardia delle varie caratteristiche organologiche.
La mia idea è che la zampogna tradizionale è il frutto di secoli di sperimentazione ed evoluzione organologica, infatti chi sa intonare bene lo strumento suona tranquillamente sia in orchestra che con sintetizzatori elettronici.
A mio avviso è la prassi esecutiva che va innovata, sono proprio i suonatori che devono innovare i repertori e l’approccio allo strumento. Naturalmente per innovare bisogna prima conoscere ciò che si vuole innovare, per questo i linguaggi e i repertori tradizionali rimangono gli studi di “conservatorio” per ogni suonatore di zampogna.
Come abbiamo notato, la zampogna è uno strumento diffuso in tutto Italia e in tutto il mondo. Ci sono alcune aree in cui questa diffusione per tradizione ha un ruolo straordinario. Di sicuro rilievo è il ruolo dell’area legata al territorio laziale? Quali sono i luoghi più importanti?
Preciso che la zampogna non è presente in tutto il mondo ma, se si escludono rudimentali strumenti non paragonabili minimamente alla evoluzione che hanno subito le nostre zampogne, ed altri strumenti a doppia canna modulabile estinti da tempo, la cosiddetta zampogna esiste solo in alcune aree dell’Italia e in nessuna altra parte del globo. Troppo spesso la cornamusa viene confusa con la zampogna mentre in realtà si tratta di due strumenti organologicamente completamente diversi, tutte le cornamuse hanno una sola canna modulabile mentre tutte le zampogne italiane hanno due canne distinte e separate per eseguire la melodia.
Per quanto riguarda l’area del Lazio, ci sono molte aree dove vi è una forte tradizione della zampogna, alcune delle quali poco conosciute come ad esempio l’area dei Monti Lucretili, la Valle dell’Aniene, l’agro pontino e la stessa campagna romana.
Naturalmente quando parlo di tradizione della zampogna non mi riferisco né a festival ne a processi di mercificazione attivati da alcune pro-loco, associazioni ecc..
In questo viaggio nel territorio laziale proviamo a descrivere le diverse tipologie di zampogne.
Nel Lazio sono presenti 9 tipologie di zampogne tradizionali:
a) Zampogna a chiave laziale: ance doppie, due canne modulabili, due bordoni attivi tutte le taglie dalla 20 alla 32, diffusa in tutto il Lazio.
b) Zampogna gigante: ance doppie, due canne modulabili, due bordoni attivi, taglie 25 bassa e 30 bassa, presente esclusivamente in area ciociara.
c) Ciarammelle amatriciane: ance doppie, due canne modulabili, nessun bordone attivo, taglie corrispondenti alla 30 e alla 32 ciociare, diffusa nel reatino e Sabina.
d) Zampogna zoppa ciociara: ance doppie, due canne modulabili, due bordoni attivi, taglie 25, 28 e 30, presente in area ciociara e campagna romana.
e) Zampogna zoppa bassa: ance doppie, due canne modulabili, due bordoni attivi, taglia 25 bassa, presente in area ciociara e basso Lazio.
f) Zampogna zoppa della Valle dell’Aniene: ance doppie e/o singole, due canne modulabili, due bordoni attivi, taglie: 34, e altre corrispondenti alla 30 e 32 ciociare, diffusa nell’area della Valle dell’Aniene, Monti Lucretili e campagna romana.
g) Zampogna zoppa con bordone basso: ance doppie e/o singole, due canne modulabili, due bordoni attivi di cui uno basso, taglie corrispondenti alla 30 e 32 ciociare, presente esclusivamente nella Valle dell’Aniene e Monti Lucretili.
h) Zampogna zoppa di sambuco: ance doppie e/o singole, due canne modulabili, due bordoni attivi, varie taglie, diffusa nell’area dei Monti Lucretili, campagna romana, agro pontino e Valle del Sacco.
i) Zampogna zoppa di canna: ance singole, due canne modulabili, con uno o due bordoni attivi, varie taglie, diffusa in tutto il Lazio.
Tag: Alessandro Mazziotti classica Esarmo Treglia jazz Marcello De Dominicis musica musica popolare pop punk rock zampogna
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