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U tempu passa, il nuovo album della Taberna Mylaensis

U tempu passa, il nuovo album della Taberna Mylaensis

 

“Un ponte tra il passato e il futuro”. Rappresenta questo il nuovo album “U tempu passa” della Taberna Mylaensis.

U tempu passa è un viaggio tra le rotte mediterranee della memoria, dei suoni, delle parole antiche, sigillate dai secoli di storia di una terra “polifonica”. Un viaggio che si concede circumnavigazioni dai punti cardini, quelli delle radici popolari siciliane, sino alle suggestioni arabo-normanne, passando attraverso frame autobiografici, la voce più intima del cantautore. C’è qui tutta la cifra stilistica di Luciano Maio che sceglie un “sound” puro: guida come un capitano impavido e coraggioso la sua nave di musica, sogni, tradizioni, amori, accompagnato da un nocchiere fidatissimo, Antonio Putzu, i cui fiati, in una fusione a dir poco emozionante nella sua estetica musicale, sono il fil rouge del cd. Tanti i brani proposti, in alcuni dei quali, sono stati utilizzati i friscaletti del Museo di musica popolare di Gesso. Ma una menzione particolare merita Comu Cantava: il tema del perder la voce come chi perde la donna amata, viene introdotto dalla fisarmonica quasi in un commiato di dolore per poi sorprenderci nei ritmi mediterranei svelati dal clarinetto arabeggiante e dal corno tunisino. «Quello che prima di ogni cosa va messo in evidenza – ha detto Anna Ricciardi, che ha curato l’introduzione del Cd – è l’importanza musicale di Luciano Maio che rappresenta il padre di tutti coloro che oggi non solo fanno musica popolare siciliana ma pop in dialetto. Luciano è un monumento vivente perché in lui c è tradizione e rielaborazione personale». Ad intervenire sabato pomeriggio è stato anche Bernard Kleikamp, produttore discografico Pan Records Ed Etnomusicologo che accompagna la Taberna da più di quaranta anni e che ha seguito anche la pubblicazione di questo album. Commovente l’intervento di Luciano Maio, visibilmente emozionato e colpito dalla calorosa accoglienza del pubblico che non smetteva di applaudire. «“U tempu passa” – ha detto Maio – ma non sembra mai essere passato, ringrazio anche mia moglie Anna Maria manager del gruppo e che ha sempre creduto e spinto la Taberna a livello internazionale» Mario Sarica, invece, durante il suo intervento ha sottolineato l’importanza di un territorio florido a livello etnomusicologico, ossia la piana di Milazzo, in cui si innesta la storia musicale di Luciano, e ne ha decantato le lodi per il suo originalissimo contributo all’evoluzione del popolare siciliano Antonio Vasta e Antonio Putzu due eccellenze della musica popolare italiana hanno raccontato la storia degli arrangiamenti. «La vasta gamma dei fiati utilizzati – dice Putzu – nasce da un desiderio di contaminazione anche di rielaborazione dei moduli». E a gran voce fa sapere che La Taberna a dispetto di molti non è morta anzi non morirà mai Al termine della manifestazione sono stati eseguiti con grande coinvolgimento del pubblico i brani “I sunatura, comu era vui malatu” con uno strepitoso assolo di piano di Vasta e “Comu cantava” e poi i classici “Fammi Ristari” e “Amauri Ca luntanu Stai”.







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