Dopo Maranola, Acquafondata, Scapoli e Amatrice è la volta di una terra situata nell’alta valle dell’Aniene a 408 metri sopra il livello del mare. 9.406 abitanti, il numero di abitanti. In provincia di Roma nel Lazio sorge Subiaco.
Il borgo medievale, costruito a scalinata su una rupe rocciosa che domina la valle alla destra del fiume, è centro di interesse. Subiaco, ricca di storia, può essere definita “Città della fede” e “Città d’Arte”.
Popolata dagli Equi e dai Latini, la zona divenne una meta di villeggiatura frequentata dai Romani. A testimonianza di ciò i resti della Villa Imperiale fatta costruire da Nerone. Proprio sui resti di questa villa nel V secolo d.C. San Benedetto da Norcia fece costruire uno dei dodici monasteri della zona, tutti in seguito distrutti dai saraceni, fatta eccezione per quello di Santa Scolastica.
La storia di Subiaco è legata alla storia e alla nascita della stampa: fu proprio nei locali del monastero che nel 1465 due stampatori tedeschi, allievi del maestro Gutenberg, diedero vita alla prima tipografia italiana stampando il primo libro in Italia.
Il borgo medievale sotto il dominio dei Colonna andò fortificandosi. Il territorio di Subiaco fu poi governato dalla famiglia Borghese, dai Borgia e dai Barberini. In seguito al crollo dello Stato Pontificio la cittadina fu annessa al Regno d’Italia.
La seconda guerra mondiale provocò danni enormi alla città, distruggendo e annientando chiese, monumenti e l’interno centro storico. Al termine del conflitto tutto fu faticosamente ricostruito e restaurato, tornando ad essere così un punto di riferimento decisivo per il turismo religioso, ambientale, culturale e sportivo.
Da sottolineare l’importanza di uno strumento tramandato e conservato tra le diverse generazioni: la zampogna. Anziani sublacensi testimoniano la presenza di zampognari a Subiaco fino alla metà deli anni ’60. Il rapporto tra questo strumento e la città di Subiaco è segnato dalla presenza rilevante di tre musicisti: Pitucci Amati, Giuseppe Vannoli e Antonio Mulazzi.
Pitucci Amati, pastore e zampognaro sublacense detto Ju trebbannu, di lui conserva lo strumento Terenzio Scattoni.
Giuseppe Vannoli detto Biancone, nasce in una famiglia in cui la zampogna è un’arte e viene tramandata tra le diverse generazioni. Novene, pastorelle, satarelli costituiscono il patrimonio musicale ereditato dal padre. Non solo musicista e maestro, il Vannoli è anche costruttore.
Antonio Mulazzi detto Longo, studia l’arte della zampogna con il maestro Giuseppe Vannoli. Insieme suonano nella chiesa dei Cappuccini e in quella di Santa Maria della Valle durante le festività natalizie, durante il Carnevale e durante altre feste.
Il nostro viaggio tra le terre dei suoni continua..
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