Appennino festival: musiche e danze tradizionali che risvegliano aree marginali
Un tempo tra i paesi dell’appennino – in particolare in quell’area che oggi chiamiamo “delle 4 province” – si spostavano giovani musicisti per raggiungere piccoli e lontani centri abitati. Muniti di piffero e fisarmonica, facevano risvegliare dal torpore questi luoghi dimenticati. Bastava intonare qualche nota per veder presto riempita una piazza dagli abitanti, che non perdevano l’occasione di lanciarsi in una polka o una mazurka e ritrovarsi a notte fonda con i piedi dolenti e l’anima gioiosa. Proprio in quelle occasioni si riscopriva la bellezza dello stare insieme e della condivisione, al ritmo di una danza che apparteneva al popolo.
Tra questi giovani musicisti c’erano i Suonatori delle 4 Province, un gruppo storico del territorio che, come diversi giovani negli anni ’80, aveva recuperato strumenti e melodie dell’epoca dei propri nonni che erano stati rifiutati dalla generazione dei loro padri.
Possiamo considerare a tutti gli effetti l’area delle 4 Province come un territorio di frontiera: sorge nell’appennino del nord-ovest, dove cade il confine amministrativo tra Piacenza (Emilia- Romagna), Genova (Liguria), Alessandria (Piemonte) e Pavia (Lombardia). Qui estese valli, boschi, piccoli paesi che si trovano a più di 1000 metri di altitudine e sentieri storici ne fanno uno dei territori più marginali del nostro paese. Ed è proprio grazie a questa marginalità che si è conservato un repertorio musicale originale che rende vive queste valli al suono di danze, stili di canto e strumenti musicali della tradizione.
Oggi quelle musiche e quei canti che fanno parte del folklore locale sono mantenuti in vita da Appennino Festival, una rassegna che da 23 anni sta valorizzando questo prezioso patrimonio culturale al suono di cornamuse, fisarmoniche, violini e ghironde, suonate abilmente da esperti musicisti.
Lo strumentario antico è completato da strumenti più recenti come la fisarmonica, il violino e la ghironda.
Accanto agli strumenti tradizionali non mancano poi le danze: danze antiche e di gruppo come l’alessandrina, la monferrina, la giga e la piana. Durante le feste di paese gli abitanti le eseguono in cerchio con passo saltato e con coreografie che prevedono lo scambio delle coppie durante il ballo. A queste si affiancano le danze più moderne come il valzer, la mazurka e la polka.
Il repertorio è completato da un ricchissimo corpus di canti, sia solistici che corali: nelle 4 Province è fortissima la pratica vocale di gruppo come nel caso del Cantamaggio, l’antica usanza secondo cui nelle valli piacentine si annuncia l’arrivo di maggio cantando nelle frazioni del territorio in cambio di vino e cibarie da parte degli abitanti. Così il rituale della musica si mescola con il calendario dell’anno agrario, facendone una tradizione per eccellenza.
APPENNINO FESTIVAL, DA VENT’ANNI UN MOMENTO DI FESTA PER I PAESI DELL’APPENNINO
«Appennino Festival è un’esperienza molto importante che compie 23 anni e che ha ottenuto il sostegno dei Beni Culturali. Possiamo dire che nasce come documentazione dell’esistente, valorizzando il repertorio originale nei luoghi più belli dell’area delle 4 Province». Il Festival è iniziato nel 2002 con un cartellone di eventi musicali in corrispondenza del crinale dove convergono la Val Boreca (PC), la Val Borbera (AL) e la Val Staffora (PV). Nel tempo si è evoluto, supportando lo sviluppo turistico di un territorio marginale ma ricco di saperi, in primis quelli di giovani musicisti e artisti.
Accanto agli eventi musicali l’organizzazione di Appennino Festival si è impegnata a promuovere un turismo “slow”, che si è declinato in eventi culturali immersi nella natura: «Organizziamo happening direttamente in natura come nei pascoli o nei boschi, rispettosi dell’ambiente e interessati a riscoprire sapori, suoni e situazioni non ancora omologati. Da qualche anno il festival è stato virtuosamente imitato da altre iniziative in Italia: da questo punto di vista siamo stati pionieri e ne siamo orgogliosi».
Nella pratica, strumenti, canti e danze antiche si sono conservate intatte nel corso dei secoli proprio perché la modernità e la velocità del repertorio moderno in questi territori sono arrivate in ritardo. Dobbiamo dire “per colpa” o in questo caso “grazie” a una povertà e a una marginalità diffusa.
Così la musica è diventata un ponte tra confini amministrativi diversi: nel corso degli anni i musicisti hanno portato danze e canti popolari percorrendo chilometri da un paese all’altro dell’appennino, mescolando conoscenze e usanze popolari e facendo sì che, ad esempio, danze come l’alessandrina e la monferrina diventassero un patrimonio condiviso e non solo localizzato.
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